Tarte Tropézienne: tutto sulla torta della nonna amata da Brigitte Bardot
52554
post-template-default,single,single-post,postid-52554,single-format-standard,edgt-core-1.2,ajax_fade,page_not_loaded,,vigor-ver-1.12, vertical_menu_with_scroll,smooth_scroll,wpb-js-composer js-comp-ver-5.0.1,vc_responsive

Tarte Tropézienne: tutto sulla torta della nonna entrata nel mito grazie a Brigitte Bardot

Tarte Tropézienne Le Carré Français

Tarte Tropézienne. Una torta, un mito (grazie a Brigitte Bardot).

 

Brigitte Bardot e Sami Frey (Saint-Tropez) 1963 – foto di Michel Royon – Wikimedia Commons

La sua storia nasce con Alexandre Micka, pasticcere di origine polacca arrivato a Saint-Tropez dopo la guerra, nel 1945. Dieci anni dopo, nel 1955, la sua seconda vita comincia nella nuova pasticceria in Place des Lices, di cui è proprietario. Con lui, porta un ricordo d’infanzia, divenuta nel tempo la sua specialità: una torta che gli preparava la nonna quando era bambino. Niente di più di una fragrante brioche ricoperta di zucchero e farcita con tre creme diverse, fra cui una pasticcera alla vaniglia. Ma il 1955 non è un anno qualunque a Saint Trop’.

 

Roger Vadim, infatti, sta girando “Et Dieu créa la femme”, il fim che avrebbe lanciato la Bardot come sex symbol nel mondo del cinema internazionale.  Tutti i giorni, Micka portava da mangiare alla troupe cinematografica: c’erano un po’ di piatti e quella torta, che piaceva a tutti. Soprattutto a BB, che una volta suggerì al pastry chef di darle il nome di “Torta di Saint Tropez”. Micka la ascoltò, optando per qualcosa di molto simile. E fu Tarte Tropézienne, marchio e brevetto depositati. Era nato un mito, il simbolo dell’arte di vivere a Saint Tropez, un rito d’obbligo per tutti i vacanzieri. La torta originale (la cui ricetta rimane segreta, per quanto imitatissima) viene proposta oggi anche in varianti al cioccolato, alla pralina, al caffè, al caramello. Ma la classica rimane la più richiesta. Ve la propongo, un po’ semplificata, nella versione de Le Carré Français, ambasciata del gusto d’oltralpe nel cuore di Prati a Roma, dove potete trovarla (originale) al banco tutti i giorni in formato monodose e per quattro persone durante i weekend (solo su ordinazione). A realizzarla è il pastry chef Giancarlo Bruno, calabrese di origine e approdato nella Capitale solo dopo un’esperienza lunga otto anni presso la Maison Méert a Lille, come secondo di brigata dello storico tempio d’élite dell’alta pasticceria francese.

 

Tarte Tropézienne de Le Carré Français

Tarte Tropézienne de Le Carré Français realizzata dal pastry chef Giancarlo Bruno

 

La Tarte Tropézienne: la ricetta del pastry chef Giancarlo Bruno de Le Carré Français

Il dolce è composto da una brioche guarnita di zucchero e di una crema mousseline leggera e gustosa all’interno. Per realizzarlo, occorre: una planetaria munita di gancio per impastare la brioche e di foglia per montare la crema successivamente; una casseruola con diametro 20 cm; una frusta da cucina; una marisa da cucina (leccapentole); un rullo da pasticceria; un pennello a uso alimentare.

Ingredienti per una tarte di 8 persone o di altrettante Tarte Tropézienne monodose

Per la brioche:

–  250 g di farina

–  25 g di zucchero

–  3 g di sale

–  10 g di lievito fresco

–  110 ml di latte

–  50 g di uovo (1 intero)

–  50 g di burro morbido

–  1 cucchiaio di fiori d’arancio (facoltativo)

–  1 uovo per la doratura

–  Zucchero in grani e zucchero a velo q.b. per la decorazione finale

 

Per la crema mousseline:

–  400 g di latte

–  1 bacca di vaniglia

–  50 g di tuorli

–  100 g di zucchero

–  40 g di maizena

– 140 g di burro morbido

– 150 g di panna fresca

 

Procedimento 

Per la brioche: versare nella planetaria la farina, lo zucchero e il sale. Aggiungere il lievito (non deve in nessun caso toccare lo zucchero e il sale), le uova, il latte e i fiori d’arancio. Cominciare a impastare a velocità media per 10 minuti. Unire il burro e continuare per altri 10 minuti. Quando l’impasto si stacca dai bordi è pronto. Lasciare lievitare per un’ora a temperatura ambiente. A questo punto lavorare l’impasto in modo da togliere i gas che si sono formati nella lievitazione, rimodellare e mettere in frigorifero per un’ora (meglio tutta una notte). Intervenire ancora sull’impasto con il rullo per ottenere un cerchio di 20 cm di diametro. Dorare la superfice con l’uovo intero sbattuto e lasciare lievitare un’ora a temperatura ambiente. Preriscaldare il forno a 180°gradi. Dorare una seconda volta, cospargere generosamente di zucchero in grani e mettere in forno ventilato per 20 minuti. Lasciare raffreddare.

Per la crema: mettere il latte nella casseruola, tagliare in due il guscio di vaniglia e aggiungere i grani al latte; portare a ebollizione. Nel frattempo battere le uova e lo zucchero e incorporare la maizena. Versare un terzo di latte, mescolare con la frusta e rimettere tutto nella casseruola. Riportare a ebollizione mescolando fino a ottenere una consistenza cremosa. Versare la crema in un recipiente mettendo la pellicola a contatto e lasciarla raffreddare in frigo. Una volta fredda, mettere la crema nella planetaria, farla girare con la foglia e aggiungere in tre volte il burro morbido. Girare finché la crema mousseline sia ben montata. Conservare in frigorifero.

Montaggio: tagliare la brioche in due parti. Mettere la vostra crema al centro della parte inferiore della brioche e poggiare sopra quella superiore. Per dare un tocco in più al dolce – in base al proprio gusto personale – inserire all’interno e sui bordi, in mezzo ai due strati, dei lamponi. Spolverare con lo zucchero a velo.

 

Non solo Tarte Tropézienne: Saint Tropez, una destinazione leggendaria, ieri come oggi

Saint Trop’, anni ’50. L’invasione degli yacht milionari sul porto è ancora lontana, la spiaggia di Pampelonne è una distesa deserta di sabbia e il villaggio di pescatori è ben lontano dalla località glamour di oggi ed è  frequentato solo da habituées. Tra loro, la futura star Brigitte Bardot  che qui veniva in vacanza già da ragazzina, con i genitori e la sorella Mijanou e prima di riaprire la casa delle vacanze, in rue de la Miséricorde, si fermavano al cafè-restaurant la Ponche, per focaccia e caffè. Oggi La Ponche è un hotel chic & charme, un luogo entrato nel mito dove hanno dormito Sartre e Simone de Beauvoir, Françoise Sagan che per 30 anni alloggiò sempre nella camera 1, Juliette Gréco, Romy Schneider che prediligeva la stanza 8, Picasso, Catherine Deneuve, Audrey Tatou. Proprio davanti all’hotel, si trova la deliziosa spiaggetta della Ponche. L’hotel, il più piccolo e segreto dei molti 5 stelle di qui, è uno degli indirizzi di culto prediletti dal jet set, come il vicino palace Byblos.

 

Saint Tropez (fonte Thinkstock LiliGraphie – France.fr)

Oggi per ritrovare quelle atmosfere bisogna girare per la Bourgade, con le stradine e le case color ocra, godersi il panorama dalla cittadella, andare nella città vecchia, passeggiare per Place des Lices, la grande piazza di terra battuta location del mercato provenzale e di infinite partite di pétanque. Ancora meglio è visitare qualche museo, dal  Musée de l’Annonciade, con quadri di Signac , Matisse, i fauves, al Musée de la Gendarmerie et du Cinéma, nella caserma-simbolo dei film di De Funés, e ammirare la statua di BB firmata da Milo Manara, senza dimenticare naturalmente le leggendarie spiagge, il Club 55, la boutique Rondini dei famosi sandali, la colazione da Sénéquier sul porto. L’arte di vivere di Saint Trop’, glamour ed esclusiva, oggi strizza l’occhio anche al green, a partire dalla tavola: la località punta infatti a diventare la prima destinazione “vegan friendly” di Francia per il food. Accogliendo una richiesta di Brigitte Bardot, la maggior parte dei ristoranti di Saint-Tropez propone infatti un piatto, o un intero menu vegano, per rispondere alle nuove tendenze in voga e alle abitudini di consumo di una clientela sempre più attenta alla causa animalista e alla salvaguardia dell’ambiente. Per saperne di più, visitate i siti atout-france.fr e France.fr.

Nessun Commento

Commenta...