Cosa fare a Cagliari in vacanza
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Cosa fare a Cagliari in vacanza

Cosa fare a Cagliari - Sabrina Quartieri

C’è una canzone, “L’ufficio in riva al mare” di Bruno Lauzi, che racconta una storia che ho trovato in Sardegna, quella del Sud, la più lontana dall’overtourism ma ricca di bellezze autentiche e sincerità. Non a caso l’aveva scelta Gigi Riva, “Rombo di tuono” per i sardi che lo considerano un eroe, immortale anche per i tanti gol segnati che hanno fatto conquistare lo scudetto al Cagliari Calcio. Si parla di un posto che si continua a sognare, a progettare, “col mare da ascoltare e il tramonto da aspettare”. Parole che evocano la lunga storia di un sogno che è divenuto realtà a pochi chilometri da Cagliari città, dove si trova la Baia di Calamosca e dove a pochi metri c’è un campetto dove andava a giocare a pallone Gigi Riva, per rilassarsi tra amici e, in campo con lui, c’era anche Nicola Porcu.

Un ragazzo del posto che aiutava nell’attività di famiglia suo padre Vittorio, un ex marinaio che, dopo anni di navigazione, aveva scelto la Baia per farne un angolo di relax vocato alla ristorazione. All’epoca, circa 70 anni fa, una scommessa di un pioniere dell’ospitalità, che decise di puntare per il suo coraggioso progetto su un angolo dell’isola inesplorato. Eppure, dal grande potenziale, come avrebbe dimostrato il tempo futuro più prossimo. Lì, nel locale autentico ed esclusivo al riparo dai riflettori, si rifugiavano personalità note come Rita Pavone, all’apice del suo successo, il principe Aga Khan, Peppino Di Capri, Lucio Dalla, Piero Pelù e Diego Abatantuono. Già negli anni Cinquanta, nel ristorante omonimo affacciato sulla Baia si serviva a tavola in smoking mentre la musica live di un’orchestra faceva da sottofondo.

Cosa fare a Cagliari

Baia di Calamosca

Cosa fare a Cagliari in vacanza

Andare al ristorante Calamosca, il locale dove Gigi Riva era di casa, per assaggiare il suo piatto più storico e iconico

Si tratta della Calamosca 1952, che omaggia l’anno di avvio delle attività, è ancora in carta, seppur non in versione spaghettino, come allora. A raccontarlo, oggi, è un pacchero artigianale all’uovo trafilato in bronzo, condito però con lo stesso sugo di una volta, a base di gamberi, polpo, calamari, cozze, bottarga di Cabras e polvere di prezzemolo. Tra le ricette di mare più intriganti da provare ideate dall’executive chef Michele Ferrara, non mancano quelle ispirate ai territori della Blue Zone dell’Ogliastra, rinomata per l’alta concentrazione di sardi centenari e studiata per questo. Un’ area dove la popolazione è così longeva, anche per gli alimenti fortunati del territorio di cui si nutre. Su tutti, la pecora e la carne di maiale, con cui si fanno ancora i brodi; o i formaggi pecorini realizzati dai pastori dell’entroterra come una volta. E proprio con una Tartare di pecora che rompe gli schemi, rappresentando un’idea di cucina di recupero di prodotti selvatici, lo chef ha portato in auge una materia prima difficile, pungente, soprattutto se cruda, all’ultima edizione di “Excellence”, la prestigiosa manifestazione enogastronomica per appassionati e addetti ai lavori che si è tenuta recentemente a Roma.

Bombas del Sunset bar a Calamosca

Le Bombas del Sunset bar a Calamosca

La cooking class per imparare a “cucire” i culurgiones

Si mangiano conditi con un semplice sughetto al pomodoro e abbondante pecorino, ma riuscire a “cucire” con la chiusura “a spighitta” i tipici ravioli ripieni detti culurgiones, ricreando il disegno della spina di grano che li caratterizza, è tutt’altra storia. Così, a venire in soccorso di volenterosi turisti che desiderano cimentarsi con questa antica arte culinaria, sono alcune signore del luogo. Come Alessandra di Maracalagunis, che si presenta vestita in abito tradizionale da lavoro delle massaie di una volta. Una figura che sembra uscita da una cucina dei primi Novecento, con la sua gonna lunga a pieghe, la camicia con il pizzetto, lo sbuffo grande e il polsino da girare per non disturbare l’esecuzione della ricetta; e poi il gilet per tenere i seni ben stretti, con il tessuto di broccato o di velluto rosso o verde, e bordato con qualche trina dorata; infine, immancabile, il fazzoletto in testa e il grembiule, chiamato in sardo “davantàli”. Al suo fianco, tutto sembra facile: si stende l’impasto e si farcisce col ripieno che si predilige, magari con ricotta di pecora, scorza di limone, zafferano, uovo e pecorino. Ma poi, quando arriva il momento di dedicarsi alla delicata e insidiosa arte di “cucire” il raviolo, occorre un bel po’ di concentrazione.

Cooking class sui culurgiones a Cagliari

Cooking class sui culurgiones

Il trekking panoramico e multisensoriale verso la Sella del Diavolo 

Non solo cibo. Per fare un po’ di moto, l’escursione nella natura con vista è lo slow trekking che, dalla Baia di Calamosca, conduce al punto panoramico che affaccia sul promontorio della Sella del diavolo, iconico per i “local” e ambito dai turisti. Una passeggiata lungo un sentiero di roccia calcarea, alla portata di tutti, dove si avvistano pernici e si ammirano orchidee violacee già in fiore, prima di trovarsi di fronte a scenografiche immagini da cartolina. Sono due, in particolare, i punti di osservazione più interessanti, con lo sguardo che raggiunge le antiche saline oggi dismesse, ma visitabili, dello Stagno di Molentargius. Un luogo che, dal 1999, è Parco naturale protetto, in quanto sito di nidificazione dei fenicotteri rosa (che si trovano anche nella laguna di Santa Gilla, dove ancora continua l’attività di estrazione del sale). L’altro balcone in cui fermarsi è quello che svela il pomello della Punta della Sella del Diavolo in tutta la sua bellezza, mentre si staglia nel mare accanto al rudere di una antica torre spagnola. Solo una delle oltre cento fortificazioni che si trovano lungo la costa della Sardegna.

Saline di Cagliari

Le Saline di Cagliari dall’alto

Cosa fare a Cagliari

Il pomello della Sella del Diavolo

Il tour a bordo dell’“apixedda” alla scoperta di Cagliari fino al murale di Gigi Riva

L’ideale, per un tour divertente e insolito, è affidarsi a “Calessino Cagliari tour”, che propone un giro in una “apixedda” particolare, con il tettino apribile e dal tocco vintage, con il suo cestino in vimini stipato sul retro. Curva dopo curva, si sale fino alla Torre di San Pancrazio, ingresso del “Castédhu”, dove si trovano la Cattedrale di Santa Maria e alcune sontuose dimore sede di istituzioni di epoche passate, oltre al maestoso Bastione San Remy, che affaccia sul centro e sul quartiere di Stampace. Una zona cara a tutti i sardi per ospitare la chiesetta di Sant’Efisio, riconoscibile dalla cupola piccola e marrone, intitolata al martire legato alla fine della drammatica epidemia di peste che colpì l’isola nella metà del XVII secolo. Il suo culto è più vivo che mai e culmina nei festeggiamenti del primo maggio, quando una solenne processione dedicata al santo, che è anche un partecipato evento folcloristico in costume, richiama devoti da tutta la Sardegna. Il tour continua alla volta del quartiere gioiello Villanova, dove si mantiene viva l’antica tradizione medievale di tenere le piante fuori dalle case, perché gli alloggi, un tempo appartenuti ai contadini, sono di piccole dimensioni. Sfrecciando tra i vicoli ammantati di verde, si approda nella quiete di piazza San Domenico, un silenzio quasi irreale, ideale per ristorarsi con un aperitivo tipico locale: un calice di bianco, magari un Is Argiolas, delle olive, un pezzo di formaggio e della salsiccia. Poi, paghi della tappa semplice ma ricca di bontà, si raggiunge il Mercato coperto di San Benedetto, dove si assaggia la bottarga mentre si sente intonare, dal box numero 12, un antico canto propiziatorio del mare, che dà il benvenuto ai forestieri. Palpita il cuore del conducente, un cagliaritano doc, quando gli viene chiesto di includere nel tour una breve sosta davanti allo Stadio Amsicora: è quello dello scudetto, lui lo sa e al suo ingresso sono uno poteva essere il murale: è Gigi Riva in azione con la maglia del Cagliari, l’uomo che, con i suoi gol, regalò alla città che aveva scelto come casa, la gioia di un orgoglio eterno, proprio come “Rombo di tuono” per i sardi.

Bastione San Remy

Bastione San Remy

Mercato San Benedetto

Il box 12 del Mercato San Benedetto

Murale di Gigi Riva

Il Murale di Gigi Riva davanti allo stadio a Cagliari

Alla prossima avventura, con amore!

I viaggi di Bibi

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