Roma, cantina in castello tra i resti degli elefanti preistorici
Degustazioni di vini biologici e un’osteria con menu stagionale in una location d’eccezione, a pochi chilometri da Roma, andando verso il mare del litorale Nord.
È la Cantina Castello di Torre in Pietra la mia ultima uscita fuoriporta, curiosa di scoprire cosa si nascondesse nell’affascinante grotta del maniero, dove degli inaspettati elefanti preistorici riposano da ben 400mila anni.
È la storia del borgo arroccato nella collina di tufo sorta dalle ceneri del vulcano di Bracciano a colpire e a rapire, fin dal primo istante del mio incontro con Filippo Antonelli (che produce vino anche a Montefalco, in Umbria), la mia attenzione.
Nel 1926 la tenuta, un insediamento agricolo fin dall’epoca romana, viene acquistata da Luigi Albertini. Non proprio un nome qualunque, per una giornalista come me e non solo. Lo storico direttore del Corriere della Sera, nonno degli attuali proprietari del Castello (oltre a Filippo c’è anche il cugino cugino Lorenzo Majnoni), coadiuvato dal figlio Leonardo e dal genero Nicolò Carandini, ad avviare una grande opera di bonifica della tenuta e a introdurre, tra i primi in Italia, la razza bovina frisona per la produzione di latte. E mentre nasceva il noto marchio “Torre in Pietra”, nella parte collinare furono ampliati i vigneti.
Ma facciamo un passo indietro: nel Medioevo con la nobile famiglia Aldobrandeschi divenne centro agricolo fortificato, poi nel ‘500 fu acquistato da Papa Sisto V Peretti per la sorella Camilla e trasformato in residenza di campagna. Nel ‘700 con il passaggio alla famiglia Falconieri venne ulteriormente trasformato e abbellito.
Oggi l’azienda Cantina Castello di Torre in Pietra può contare su 150 ettari, dei quali 52 coltivati a vigneto, secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Tra le varietà a bacca bianca troviamo il Vermentino, lo Chardonnay, il Fiano e la Malvasia Puntinata; tra quelle a bacca rossa il Montepulciano, il Sangiovese, il Merlot, il Syrah e il Cesanese.
I terreni sono leggermente collinari, con un’altitudine media di 50 metri sul livello del mare. Sono terre di origine pleistocenica, ricche di detriti marini, in parte franco-sabbiosi (utilizzati per i vitigni a bacca bianca), in parte franco-argillosi (per quelli a bacca rossa). Il sistema di allevamento è a filari a cordone speronato basso e guyot, la densità di impianto di 5.000 ceppi/ettaro.
I vigneti con esposizione a sud e Ovest, le moderne attrezzature, la competenza dei tecnici in vigna e in cantina, sono tutti aspetti determinanti per la produzione di un vino di qualità, come quello della Cantina Castello di Torre in Pietra.
La sua produzione complessiva è di circa 200 mila bottiglie l’anno, tra Roma Rosso, Syrah e Elephas Bianco IGT Lazio, il cui nome deriva dai resti del mammuth (in realtà sono elefanti) rinvenuto nelle cantine…
Io li ho provati insieme ai salumi e al pecorino dell’Osteria dell’Elefante (che tra l’altro ha una piccola produzione di porchetta), ma presto tornerò per assaggiare il menu stagionale a base di carciofi che sta approntando lo chef romano Marco Di Luca.
A proposito! Non perdete la possibilità di partecipare alle sue lezioni di cucina, fare degustazioni guidate dei vini, tour al Castello e alle sue sale affrescate, prima di sedervi ai tavoli della cantina.
Per raggiungere il borgo:
Via di Torre in Pietra, 247 – loc.Torre in Pietra – 00054 Fiumicino (RM)
tel +39/06.61697070 – fax +39/06.61697506