In Polinesia sulle tracce di mio padre
Era un momento della mia vita in cui la nostalgia del mio caro e amato papà Antonio si stava facendo sentire tanto. Così, ho pensato che potesse essere una buona idea andare a cercarlo spiritualmente in un luogo per lui speciale, di cui amava parlare, raccontandone aneddoti, volti e posti del cuore. È nato allora, a fine giugno scorso per agosto, il mio viaggio in Polinesia sulle tracce di mio padre. Una vacanza particolarmente significativa alla ricerca di quei luoghi che lui aveva visitato, per vederli con i miei occhi e provare a sentirlo un po’ vicino. La meta da raggiungere era l’isola di Moorea, dove papà era stato con un gruppo di amici, cognati e fratelli tutto al maschile, quando si era appena sposato con mia madre. Io ancora non ero venuta al mondo, ma esistevo ardentemente nelle intenzioni. Alla fine, grazie a Simona del tour operator Tinky Winky, in Polinesia sulle tracce di mio padre ci sono stata, facendo un tour più ampio da Papeete a Bora Bora fino a Tikehau passando appunto per Moorea dove mi sono fermata alcuni giorni.
L’aspetto delle esperienze di viaggio lo affronto nel prossimo blog post (in questo trovate invece consigli organizzativi generali), perché in questo voglio raccontarvi come sono andate le cose tra me e papà, che con il suo spirito aleggia da ormai sei anni intorno alla mia vita, scaldandomi il cuore in un modo nuovo ma pieno e potente. È la prima volta che parlo di papà ora che non si trova più tra noi e lo faccio con una lacrima che tira l’altra, ma alla luce di quanto accaduto in Polinesia a Moorea, non posso non mettere nero su bianco quanto vissuto. Ricordi speciali che voglio facciano parte del mio blog, un diario che ho chiamato I viaggi di Bibi perché Bibi è il nome con cui tutti si rivolgono a me da quando mio nonno paterno Pino disse a mia mamma: <<Nuora, vostra figlia si chiamerà Sabrina! Ma per noi di casa sarà la nostra Bibi>>.
- A Moorea, a bordo del pulmino che mi aveva prelevato al porto, appena prima di svoltare a destra per la struttura del mio soggiorno, sono subito riuscita a scattare un’immagine dell’ingresso del Club Med. Una struttura da decenni in abbandono, ma che aveva ospitato mio papà e i suoi compagni di viaggio, che tra l’altro era davvero vicina, tra le tante strutture ricettive presenti sull’isola, alla mia scelta dal tour operator per me.
- La prima mattina a Moorea ho avuto un buongiorno inaspettato: mi sono svegliata con un grande arcobaleno ampio come il cielo della Polinesia e sono riuscita a vederlo subito, perché era disegnato proprio davanti alla casetta del mio boutique hotel, perfettamente contenuto in quel piccolo spazio di vista che si manifestava ai miei occhi. Ero felice che avesse piovuto, avevo avuto il mio bellissimo benvenuto e tutt’intorno l’isola verdeggiava in tutto il suo splendore ricolma di acqua a riempirla di vita.
- È stato durante un’escursione in mare che sono riuscita a vedere, il giorno successivo, quel poco che come rudere rimane del villaggio Club Med chiuso da tanti anni dove era stato papà. Nel preciso momento in cui ho chiesto al polinesiano in barca dove si trovasse quella struttura, lui ha alzato il dito e me l’ha indicata. Eravamo proprio lì di fronte e io mi sono ricordata di chiederne notizie esattamente in quell’istante. Un’altra casualità che mi ha lasciato stupita, come se avessi intercettato un segnale che mi trovassi nel posto che cercavo. Ciò che resta di esso è uno scheletro di cemento, con le mura della discoteca della spiaggia dove la sera i locali e i turisti come mio padre si divertivano tirando fino a tardi. E chissà quante belle polinesiane ha incontrato mio papà, che ce le ha sempre raccontate come <<particolarmente bellissime. Eh, le polinesiane!>>, diceva sospirando.
- In quella indimenticabile giornata, è stata la stessa persona a dirmi, intonando delle parole, che c’è una canzone che si chiama <<Sabrina>> in Polinesia. La canta in francese un tahitiano molto amato dalle persone del Paese: Jean Gabilou (qui il link per ascoltarla). Un pezzo che da quel momento ho iniziato a cercare in rete e che finalmente ho trovato, anche con la traduzione del testo. È una lettera di amore di un papà alla sua bambina che ancora deve nascere, tanto desiderata, proprio come me. L’ho ascoltata talmente tante volte in quei giorni successivi, da consumarla se fosse possibile. Ora sto provando a trovare in rete l’album che la contiene per poterla conservare, speriamo! Vi inserisco anche le parole.
Testo di <<Sabrina>>:
Una bella bambina per il suo piccolo papà
È molto carina, solo che non lo sa Un giorno sarà bella come un quadro
Ora ci sarò io a prendermi cura di lei
Sabrina amore, Sabrina sempre
Sei l’amore, sei la gioia del mio cuore Sabrina la civetta, Sabrina la bambina
Il tuo sorriso non può fare a meno di stupirmi
Un bacio sulla guancia, è per dirti ciao Aggrappati al mio collo, mostrami il tuo amore Non chiamare la nonna, è molto stanca
Non preoccuparti, tesoro, ti coccolerò io.
Oh Sabrina, bambina dei miei sogni Nel mio cuore eri già
Un fiore tanto atteso
Oh Sabrina, bambina dei miei sogni Il sorriso, la gioia, l’amore
Sempre con te…
- Lasciata Moorea, invece, dopo Bora Bora, quando da Tikehau dovevo ripartire per l’Italia, ho avuto un altro incontro unico, quanto inaspettato, mentre facevo una passeggiata sul mare davanti alla pensione in cui avevo soggiornato. A un certo punto a riva non ho potuto non notare un’altra cosa legata alla storia mia e di papà: una barchetta a motore che aveva come scritta la parola <<Maratea>>. Chi la conosce, sa che si tratta di una località di mare della Basilicata che andava tantissimo negli anni ’90. E, infatti, proprio a Maratea con mio papà, mia mamma Manuela e mio fratello Francesco, ho trascorso la mia unica vacanza di mare in famiglia, prima che i miei si separassero.
Che dire su cosa mi ha lasciato il viaggio in Polinesia sulle tracce di mio padre? La voglia di ringraziare di cuore il polinesiano che mi ha raccontato della canzone. Se non fosse stato per lui, mi sarei persa qualcosa di davvero speciale che mi lega a questo viaggio. Ma soprattutto, di esprimere con forza la gratitudine verso il mio istinto, che mi guida con coraggio fino all’altra parte del mondo, se serve, con cuore aperto. E lo fa in tutte le mie scelte, ponendomi sempre in ascolto di cose che nella vita sono preziose, inaspettate e indecifrabili forse, ma balsamo per il cuore oltre il dolore e la mancanza. Ciao papà!