Gent: il gioiello delle Fiandre, la giusta meta per "gustare" il Belgio
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Gent: il gioiello delle Fiandre, la giusta meta per “gustare” il Belgio

fromage Per addolcire l’amarezza della vita, salta sul primo aereo, raggiungi Bruxelles e, dall’aeroporto, prendi il treno in direzione Gent: il gioiello delle Fiandre – dopo Bruges – è la meta ideale per coccolarsi a colpi di cioccolatini, caramelle, waffles (i tipici dolci del Belgio) e ginger bread, ovvero il pane allo zenzero.

Mentre ci si aggira nei meandri di una cittadina che sembra uscita dalle favole, ci si continuerà ad imbattere infatti in deliziose botteghe e locande che sanno soddisfare tutti i gusti. Tra le piccole boutique da non perdere, vi consiglio ‘In Choc’, per assaggiare le buonissime praline a forma di cuore e al gusto di pistacchio – ma in questo tempio sacro delle leccornie, si trova davvero ogni declinazione della cioccolata – o anche un negozio piccolino ma splendidamente decorato, che si chiama ‘Temmerman’, come il nome della prima donna che lo ha aperto. Per chi predilige il salato invece, i must see (and taste) di Gent sono tre: il grande mercato dentro l’abbazia chiamato ‘Holy food market’, la ‘Petite Normandieper i formaggi e ‘The Butchers Hall’ per i salumi. Un locale, quest’ultimo, dal sapore medievale e con uno splendido affaccio sul canale.

 

E in attesa che le rive di questo corso d’acqua siano invase dagli abitati di Gent durante la stagione estiva, per tirare fino a tardi all’aperto, tra chiacchiere e birre artigianali, la città fiamminga non delude in quanto a bar e cafè dove trascorrere piacevoli serate invernali al caldo.

le bal infernalSono talmente tanti i posti dove andare, che non vale la pena nemmeno consigliarli: fatevi ispirare dalle ‘good vibes’ dei vari locali e optate per quello che più fa per voi. C’è invece un angolino che suggerisco per bere un caffè o un vin brûlé, per la sua particolarità. Lo si raggiunge attraversando la via della street art, una lunghissima e coloratissima strada che non vanta però graffiti così stupefacenti. Fin dal primo momento, entrando, si respira davvero una bella atmosfera, dal tepore avvolgente. Il Cafè si chiama ‘Le Bal Infernal’, ed è frequentato perché qui ci si possono scambiare libri usati. Io l’ho conosciuto grazie a un incontro insolito ma molto fortunato.
Giravo ieri a Gent per la preview del Light Festival – un appuntamento imperdibile con opere luminose che invadono la città e che si tiene ogni tre anni – e tra le mie guide c’era anche un giovane, che oggi ha deciso di portarmi in questo posto. E mentre io bevevo il mio vino alla cannella e mi sentivo la persona più felice del mondo, ascoltavo i racconti del ragazzo afghano dalle buone maniere che è vive a Gent in veste di rifugiato politico e si riempie il tempo con la salsa, il nuoto e l’attivismo, per non pensare (troppo)…

 

 

 

Ecco un po’ di immagini dal Light Festival di Gent

Insomma, Gent è città del gusto e degli incontri fortunati, a quanto pare. Ma è anche una città universitaria piena di studenti e biciclette e, per questo, una vera ‘party town’ con feste e serate, e tanta gente ‘easy going’ che pensa a vivere senza stress.

 

Per questo sto per ripartire e già non vedo l’ora di tornare. Magari d’estate a luglio, quando si organizza una grande festa dedicata alla musica che dura ben dieci giorni. Per partecipare, basta solo invadere le strade dove si tengono concerti gratuiti di tutti i tipi.

Imperdibile a Gent il tour culturale:

nella cattedrale di San Bavone c’è il meraviglioso polittico dei fratelli Van Eyck, chiamato L’adorazione dell’agnello mistico; ma vale la pena vedere, anche se rimane un po’ nascosto, il quadro di Rubens che racconta della conversione di Bavone, oltre all’organo che vanta quasi settemila pipe, tra i più grandi d’Europa. Ancora, consigliatissima la scalata della Torre di Belfort: circa 260 scalini per conquistare la punta più alta e ammirare il bellissimo panorama sulla città (ma volendo, si può optare per l’ascensore). Da fuori, non si potrà non notare invece il drago sulla torre, simbolo di Gent, e un bassorilievo che racconta la leggenda di Pero, la figlia di un prigioniero rinchiuso nelle celle della torre, che riesce a salvare il padre nutrendolo dal suo petto, ogni notte mentre va a visitarlo, e senza destare sospetti, entrando a mani vuote. Resta da vedere il castello, assaltato sempre e solo dai cittadini di Gent, come nel 1949 quando alcuni studenti lo occuparono per ribellarsi ai prezzi della birra. Ne scrisse di questo il Washington Post dicendo: ‘Coraggiosi questi studenti di Gent, anche se non sono americani’… Per dormire, se volete osare andate al The Post, per un ambiente chic di design. Io ho amato il Sandton, centralissimo, con un tocco glamour dal sapore retrò…

 

 

 

la gallery del mio weekend belga

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